Scritto da Peppe Costa
L’invenzione del Centro Studi Eoliano nasce dal sogno di alcuni ragazzi di vincere l’isolamento, praticando ciò che, nei millenni, gli eoliani hanno sempre fatto : accogliere, condividere, scambiare e divulgare cultura e valori universali di fratellanza, solidarietà e ospitalità. E quegli amici, oggi uomini e donne più che maturi, nel corso di tutti questi anni, hanno prodotto, veicolato e scambiato ponderosi carichi di cultura in lungo e in largo per il Mediterraneo. Spesso si sono spinti oltre le colonne d’Ercole, verso i continenti americano e australiano, terre d’approdo di tanti emigrati eoliani coi quali sono stati riuniti i capi di una cima spezzata dal tempo.
Mi son avvicinato al Centro Studi la prima volta nel 1990 : l’occasione era data da un convegno sul nuovo codice di procedura penale che porta il nome di un monumento della cultura giuridica e della storia dell’antifascismo italiano, Giuliano Vassalli che del Centro Studi è stato presidente onorario, guida autorevole, sempre presente nel dai primi anni, fino alla morte.
Dopo Vassalli, il Centro ebbe come presidente onorario Vincenzo Consolo; quanti passaggi sono stati fatti con il grande scrittore siciliano, dalla ricorrenza del Constitutum fino all’ultima lectio magistralis tenuta il 18 agosto 2010, a braccio, al fresco serale del giardino, con voce sommessa ma ferma : era quello di Consolo a Lipari, poco tempo prima della morte avvenuta a Milano il 21 gennaio 2012, un ultimo delicato grido, un’invocazione alla fratellanza, qui dove la fratellanza – pur nell’asperità dell’insularismo – abita ogni casa.
E ancora, ricordo l’emozione provocata dal vedere per la prima volta su cassetta i filmati della Panaria Film, la bellissima figura del principe Alliata e degli altri “Cacciatori sottomarini”. Penso poi all’aiuto e all’apporto dato al set di Nanni Moretti in Caro Diario; al rapporto con i fratelli Taviani e alla pubblicazione dell’ormai introvabile libro su Kaos. Ma anche alle ricerche sui confinati, al materiale sulla fuga di Rosselli in motoscafo da Lipari. Per non parlare del costante rispetto per la legalità, spesso divulgata, insieme alla coscienza antimafia e antifascista, nelle scuole. E poi, le pubblicazioni sulla vulcanologia, la tutela delle cave del caolino…e quante sarebbero le attività da ricordare!
E rivedo le conferenze e gli incontri pensati e fatti insieme, come l’indimenticabile pomeriggio del 4 aprile del 1995 con Marcelle Padovani – alla presenza di Maria Falcone – su “La Sicilia di Sciascia e di Falcone”. E poi, quanti pomeriggi culturali, per esempio quelli con Piero Grasso; rivivo la mia incontrollata emozione nel presentarlo, una sensazione mai provata, non riuscivo quasi a parlare : lo introdussi a una platea affollatissima come il magistrato più “falconiano”.
Di quante e quali attività si sono occupati quel gruppetto di amici in quarant’anni. Storie impregnate dei profumi, dei sapori (quanto era bella una delle prime pubblicazioni sulle antiche ricette eoliane, “Pani Caliatu”) e dei colori delle Eolie fissati in una marea di fotografie e documentari, uno più bello dell’altro; per non parlare di quei momenti vissuti alle serate di cinema al Castello, mai poco rimpiante in questi tempi di
desertificazione culturale.
Poi, qualche mese fa, Nino Paino (che Stefano Malatesta in un suo libro – “Il cane che andava per mare e altri eccentrici siciliani” – definì “uno svelto e intelligente giovanotto che aveva la faccia di un turco sbarcato alla marina”, “un simpatico turco”, il quale, quando non rispondeva alle telefonate in Pretura, “pensava a progetti che riusciva incredibilmente a realizzare…” e che “in un altro paese sarebbe diventato un grande direttore di festival culturali”) m’inviò un link di Youtube. Nel video c’erano le riprese dell’incontro con Leonardo Sciascia, avvenuto nel lontanissimo 1984. Quanta tenerezza prende l’animo vedere Nino Paino, Nino Saltalamacchia, i due Nini, e i tanti visi noti del Centro, agli inizi di tutto: quant’erano giovani e con quanto entusiasmo e sicurezza si muovevano. C’era anche uno Sciascia impacciato, ma felice di trovarsi a Lipari nella città della sua Controversia Liparitana; davvero una testimonianza inedita e rara.
Il Centro Studi, così, in quarant’anni ha rappresentato l’esprit, l’in sé dell’eolianità poiché ha polarizzato e condensato una storia plurimillenaria e l’ha resa materia affascinante e viva; è stato l’Istituzione culturale eoliana per definizione sostituendosi spesso, anzi sempre, alle istituzioni ufficiali; è stato l’ambasciatore ai livelli più elevati di tutta una popolazione e della sua Storia, fatta anche di sacrifici immani, stratificati nei pianti della gente che lasciava le case abbandonate per emigrare, nei calli dei pescatori e nelle polveri pomicifere depositate nei polmoni dei cavatori di Lipari; e quest’importante circolo culturale è stato, soprattutto, uno degli artefici più importanti del grande successo della Dichiarazione Unesco delle Isole Eolie Patrimonio dell’Umanità, prestigiosissimo fiore
all’occhiello dell’Italia tutta.
Infine, è stato con il Centro Studi che ho pubblicato in tempo di Covid il mio Remore, piccolo libro, scritto affinchè “la memoria possa avere un futuro”, segno del fortissimo legame che ci tiene uniti.
E la testimonianza del Centro Studi Eoliano, nel quarantennale che oggi festeggiamo, non deve andare dispersa : sappiano gli eoliani conservarla e arricchirla proteggendo sempre luoghi e tradizioni dal tanfo dell’omologazione di massa e dall’isolamento e sappiano, soprattutto, i figli di quei ragazzi perpetuare l’amore per le isole Eolie lasciato dai loro infaticabili padri.
Peppe Costa
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