Lettera per il 40° Anniversario da parte di Graziano Diana

Scritto da Graziano Diana

A Lipari, nel settembre 1945, Edda Ciano è al confino. La “sorvegliata speciale numero 1”, come ama definirsi, è malata, depressa, chiusa nella solitudine. Il padre dei suoi figli, Galeazzo Ciano, è stato fatto fucilare da suo padre Benito Mussolini. E suo padre è stato giustiziato da quegli italiani che fino a poco tempo prima affollavano Piazza Venezia. Edda è considerata “pericolosa” per il nuovo stato italiano che sta nascendo dalle ceneri del fascismo. A 35 anni sembra una donna finita, condannata a vivere in assoluta solitudine in quella che lei definisce “l’isolaccia”. Non sarà così. Dal mazzo dell’imprevedibile destino esce un jolly: Leonida Bongiorno, un giovane e aitante partigiano comunista nato e cresciuto a Lipari, ed a sua volta appena tornato dalla guerra. Fra la figlia del duce, la “fascistissima” Edda, e il coraggioso tenente degli alpini che ha rischiato di finire fucilato dai nazisti ed orgogliosamente esibisce la tessera del Pci, nasce una grande passione, un amore disperato. Nel “recinto stregato” della piccola isola, i due si incontrano casualmente. Si scrutano, si conoscono, si corteggiano, cercano di difendersi da un sentimento imprevedibile in persone così diverse, infine si amano. Baci dati e negati, fughe repentine, parole sussurrate, poesie dedicate, sguardi persi nel vuoto, momenti di passionalità intensa, lettere, gelosia. Un amore destinato a interrompersi bruscamente quando, dopo il referendum tra Monarchia e Repubblica, un’improvvisa amnistia riporterà Edda dalla sua famiglia. Ormai, nei suoi pensieri non c’è posto che per Leonida, ma Sarà Leonida e commentare nel finale: “Il nostro amore ci ha salvato la vita, ma non siamo riusciti a salvare l’amore.”
“Edda Ciano e il comunista” racconta un idillio che sboccia improvviso nell’incanto delle Isole Eolie, e si nutre della magia di quei luoghi, nell’arco di un anno, un avvicendarsi di stagioni che rimarranno indimenticabili. Lipari e il suo potere evocativo sono a tutti gli effetti il vero terzo protagonista di questa storia, che ha il merito di restituire all’Isola un grande primato di fonte di fascino e di incantesimo: è la potente immagine di un luogo di infinita, struggente, bellezza, dove una donna perduta ritrova la vita e l’amore e dove un uomo vive una passione fin’ora a lui sconosciuta. Ho cercato di scandire visivamente il fascino dei luoghi, dando all’isola luci diverse nei tre atti in cui si articola la storia. Ho cercato una luce livida e chiara, da fredda giornata invernale, per l’inizio in cui si descrive il ritorno di Leonida dalla guerra e l’arrivo al confino di Edda. Poi nel secondo atto questa luce fredda cede il passo ad una solarità ritrovata, via via che alla rivelazione della storia d’amore, si accompagna l’arrivo di un’estate luminosa e per entrambi irripetibile. Infine il terzo atto che vede i due protagonisti separati dalla Storia e alla ricerca di un impossibile futuro insieme, che ha toni e colori più delicati e struggenti, fino al chiarore dell’alba dell’ultima scena.
Le Eolie come “set” ideale di una storia di sentimenti lontana per una volta da ogni tipo di malaffare, mafia e delitti: la Sicilia come “territorio dell’anima”, di cui proprio Edda Ciano, in una sua lettera piena di nostalgia del 1946, diceva: “fra poco a Lipari fioriranno i mandorli; ogni anno questa semplice operazione
della natura, questo poetico annuncio della primavera mi fa tremare il cuore… Sogno a occhi aperti la calma delle notti di Lipari, dell’acqua blu, dell’incanto delle sue voci”
E’ questo incanto, questo sogno, che il mio film ha cercato restituire.

Graziano Diana

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